Yesterday's Papers: Lavorare di più, pagare di meno di Kikko Schettino
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I nuovi dati Istat relativi all'andamento dell'occupazione in Italia nel primo trimestre hanno inorgoglito particolarmente il governo che si è rivenduto tali statistiche con un'enfasi che a nostro parere non tiene conto di elementi strutturali e importanti.
Sia chiaro, anche a noi i dati non sembrano negativi, per quanto alcune statistiche suonino come campanello d'allarme e ci fanno pensare - d'accordo con l'esperienza che viviamo tutti i giorni - a un aumento dell'occupazione fondamentalmente legata a mansioni saltuarie.
In nostro ausilio viene il rapporto presentato dall'Ufficio parlamentare di bilancio solo qualche giorno fa che certifica lo status delle retribuzioni dei lavoratori in Italia che è estremamente deprimente e che conferma una riduzione dei salari diretti (-8,7% in 15 anni) di quelli indiretti (peggioramento delle prestazioni sociali) e di quelli differiti (pensioni).
Insomma, sembrerebbe di trovarsi dinanzi a una cristallizzazione del lavoro in Italia come fattore produttivo agilmente sfruttabile - anche grazie alle recenti normative - e più economico rispetto agli altri fattori di produzione.
Questi elementi sarebbero alla base della timida ripresa di cui il governo va orgoglioso ma che di certo non è motivo di entusiasmo soprattutto per le classi subordinate.
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