Yesterday's papers: Manovra di bilancio, un lungo declino economico
Il pil cresce dello “zero virgola”; la produzione industriale cala da 19 mesi consecutivi (da novembre 2022 ad agosto 2024 il fatturato manifatturiero è sceso dell’8%); la domanda interna ristagna mentre l’export, ad agosto, ha perso il 6,7% in valore (il 10,7% in volume) sull’anno precedente e l’inflazione cumulata nel triennio 2021 – 2023 è stata del 17,3%.
La manovra di bilancio si inserisce in questo quadro, e non in quello decantato dal Governo, che continua a celebrare record immaginari che prescindono totalmente dalle condizioni materiali di vita e di lavoro delle persone.
E alla domanda su quanto i suoi contenuti possano incidere, migliorando la situazione, la risposta arriva dallo stesso Esecutivo, che certifica – per i prossimi anni – un impatto sul Pil della sua politica economica tra 0,3 e 0,0 punti percentuali.
Il che equivale ad ammettere di non essere in grado di incidere su quella realtà che abbiamo appena descritto.
Ma il problema è un altro, i provvedimenti assunti, se non saranno cambiati in maniera significativa dal Parlamento, peggioreranno ulteriormente le cose.
E ci riferiamo, innanzitutto, alla vera e propria fiera di tagli al welfare universalistico e ai servizi pubblici che si è scelto di portare avanti per rispettare i parametri del nuovo Patto di Stabilità, cui anche il Governo italiano ha dato via libera nel Consiglio europeo, che condannerà il nostro Paese a 7 anni di austerità.
È chiarissimo chi pagherà il prezzo più salato della riduzione drastica della spesa pubblica: saranno lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati i quali – dopo aver subito una brutale perdita del potere d’acquisto a causa di una crescita dei 2 profitti senza precedenti - verranno colpiti anche nel c.d. “salario sociale"
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