Yesterday's Papers: Razzismo senza razza di Carla Filosa




Edizione del 04 novembre 2025 -  393esimo giorno di genocidio

 

Grazie alla continuità delle nostre guerre capitalistiche, tanto per ricordarne la paternità, o il cromosoma Y che domina il nostro presente, siamo spettatori della riesumazione di vecchi arnesi della storia nel legittimare guerre di religione, guerre di conquista in territori dichiarati “di nessuno”, guerre di risposta a minacce immaginarie o predisposte come pretesto, guerre in difesa della patria, ecc. 

Quello di cui ci occupiamo oggi è però un concetto che ha accompagnato, se non ispirato, buona parte di questi casi enumerati, e cioè un concetto vuoto di senso, ma estremamente utile per definire scelte di potere deviandone cause e fini, per renderle irriconoscibili a chi volesse e potesse contrastarne il disegno. 

Il termine in questione suona come razzismo, con varianti come antisemitismo, comunismo, nazionalismo, scontro di civiltà e simili. 

Mentre oggi dare del comunista è un genere di vilipendio con cui è conveniente delegittimare magistrati che applicano leggi vigenti, antisemita è la scorciatoia farcita di odio cosiddetto razziale per cancellare decisioni politiche di cui non si deve discutere, men che mai contrastare. 

Dato che il governo criminale israeliano gode di inamovibili protezioni usamericane e di molti accordi e affari profittevoli con capitali europei, Italia inclusa, può continuare la sua guerra genocida e di aggressione in MO, sotto l’ombrello vittimistico dell’antisemitismo di comodo, che vorrebbe confondere razza, religione, diritto di territorialità, nel lamentato disconoscimento al diritto di autodifesa, universalmente accordato ad ogni nazionalità. 

Ma su quali basi poggia questa ormai obsoleta manipolazione nel trasferire responsabilità politiche nell’equivoco dell’inesistenza razziale?

Nemmeno è credibile su base linguistica. 

Sono classificate lingue semite in tre gruppi principali: 1) Gruppo Orientale: accadica (babilonese e assira); 2) Gruppo Nord-Occidentale: eblaita, amorreo, aramaico, ugaritico, cananeo, fenicio, ebraico, siriaco. 3) Gruppo Sud-Occidentale: arabo, etiopico. Dunque siamo in tanti ad essere semiti.

Lasciando Netaniahu a definire l’Onu “una palude di antisemitismo” per poi sparare sui caschi blu dell’Unifil, oltre a progredire nel genocidio dei palestinesi, torniamo a riprendere il termine razzismo nelle illuminate parole della premier Meloni, nel libro inchiesta con Sallusti “La versione di Giorgia”, unitamente al suo appoggio all’allarme di Lollobrigida sull’esecrabile “sostituzione etnica” dovuta al fenomeno migratorio in atto.

Il razzismo dunque per loro non solo è legittimo ma lo è in quanto – scrive Meloni - “la razza è cosa siamo fisicamente, l’etnia è cosa siamo culturalmente” e chi confonde le cose deve andare a studiare di più. (Manifesto, 31.10.24, Bruno Montesano, pubblicato 15.09.23). 

Apprezzando l’invito a studiare ulteriormente, abbiamo appreso dal genetista Guido Barbujani, uno scienziato, che la nostra specie è un’entità storica chiamata sapiens, apparsa circa 2 milioni e 200 anni fa, caratterizzata dalla stazione eretta, da un cervello sovradimensionato rispetto ad altre specie ora estinte, e capace di un linguaggio.

L’evoluzione di quest’ultimo ha dato luogo ad una pluralità di lingue e dialetti che, entro processi storico-sociali e non biologici, sono stati ingabbiati in confini anch’essi in continuo mutamento e predisponenti a conflitti bellici. 

Si formano così le identità razziali basate sull’ideologia del sangue, ora sappiamo chiamarlo DNA, sconfinando dalle minime differenze genomiche alla rigidità della gerarchia sociale. Vengono in tal modo tracciati arbitrariamente confini tra individui “diversamente differenti” con sfumature di varietà indistinguibili di natura quantitativa. 

Si mescolano pertanto pregiudizi e analisi scientifiche, che occultano la diversità genetica unitamente all’eguaglianza umana, in ottemperanza a interessi potenti che producono disuguaglianze e impoverimento, da giustificare tramite differenze indifferenti inchiodate in identità fittizie come “razze” per natura unidimensionali.  

In quanto alla “sostituzione etnica” poi, ora si sa che il 75% del DNA è identico in tutti in tutto il mondo, quindi l’identità territoriale di una popolazione riguarda solo divisioni al suo interno, dovute a migrazioni, invasioni o falsi miti, incollati in classificazioni grossolane di natura sociopolitica tendenzialmente conflittuale.

 Parlare quindi di razze, etnie, tribù, popolazioni, ecc. non ha alcun senso scientifico, mentre assume un equivoco significato politico per inserire discriminazioni di classecamuffate con tutt’altro, o per identificare “nemici” da combattere e depredare. 

La “fisicità razziale” di Meloni è quindi smentita dalla comunanza genomica dei corpi della nostra specie, come pure “l’etnia culturale” invalidata dall’indebita genericità di un raggruppamento composto da differenze di ceto, di individui, di acculturazione conseguita, di appartenenze, ecc., che danno conto solo dei diversi gradi di subalternità di classe all’interno di uno stato-contenitore, anch’esso prodotto storico.

 L’identità nazionale cosiddetta, per farla breve, serve soprattutto a reclutare eserciti nei conflitti e/o ramazzare voti nelle fasi elettorali.

 Gli “italiani” cui è stato tolto il reddito di cittadinanza, non erano così interessanti per i loro trascurabili voti, mentre gli evasori fiscali – molto più numerosi e potenti – sono da sempre italiani doc da condonare e ignorare poi nei paradisi fiscali.


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