Yesterday's Papers: Il diritto di sciopero NON SI TOCCA!
Vogliono eliminare il diritto di sciopero?
E in un momento storico in cui il Ministro Salvini utilizza la precettazione come arma di un potere ostile verso i lavoratori e per restringere ulteriormente gli spazi democratici, sottoscrivere certe intese fa il gioco di un Governo che si dice di volere contrastare proprio nell’interesse dei lavoratori.
La storia dovrebbe insegnare ad esempio che la sottoscrizione dei codici di autoregolamentazione dello sciopero dettero vita a pesanti interventi legislativi che hanno limitato le agibilità sindacali e sociali, ma poco si sa di quanto avvenuto negli anni antecedenti e successivi alla pandemia con interventi concertati tra le parti datoriali e sociali.
Nella prospettiva di decrementare il conflitto sono avvenuti numerosi interventi ai quali vanno aggiunte le precettazioni del Ministro che vuole nei fatti limitare ai minimi termini proprio l’esercizio dello sciopero sia a livello nazionale che locale, imbrigliarlo in mille lacci e lacciuoli e alla fine facendo prevalere l’interesse aziendale sull’esercizio di un diritto costituzionale.
Non è casuale che ormai si parli insistentemente di salvaguardia della produttività come principio guida delle relazioni sindacali e delle norme che regolano, o meglio quasi vietano, il pieno esercizio del diritto di sciopero con il cosiddetto bilanciamento dei diritti che poi rafforza solo le prerogative datoriali e del Governo di turno.
Non è casuale la proposta di inasprire le sanzioni, individuali e a carico del sindacato, pecuniarie in caso di violazione delle norme in materia di sciopero o la criminalizzazione dei blocchi stradali e dei cancelli attraverso il ddl 1660.
Questi aspetti, democratici e di agibilità sindacali, dovrebbero essere parte integranti di una rivendicazione generale e di comparto in una fase storica nella quale il Governo mira a delegittimare il mero esercizio dello sciopero, sottoscrivere allora intese economicamente perdenti con aumenti contrattuali inferiori alla inflazione, barattare pochi euro in cambio di aumento della produttività e dei tempi lavorati, non rivendicare spazi maggiori di agibilità sindacale è a nostro avviso la premessa per ulteriori e nefasti interventi che limiteranno sempre più le agibilità sociali e collettive.
E senza il diritto di sciopero la forza lavoro perde la sola arma per affermare i propri diritti
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