Yesterday's Papers: La guerra commerciale Cina vs Usa
La Cina non sta a guardare.
Davanti alla guerra commerciale scatenata da Biden e alla minaccia di imporre dazi a tutte le esportazioni orientali verso gli Usa, sostenuta reiteratamente da Trump in campagna elettorale, sono arrivate le prime risposte con il divieto di esportazione di Gallio, Germanio e Antimonio verso gli Usa e l'invito a non comprare chip dagli USA
Il blocco delle esportazioni di minerali essenziali per la produzione di chip, ma anche per telefonini, tablet e consolle, avrebbe un impatto negativo sulle aziende statunitensi, la crisi di approvigionamento porterebbe i prezzi alle stelle con grandi sofferenze per interi settori produttivi e proteste in seno ai paesi a capitalismo avanzato davanti a licenziamenti e al rincaro dei costi di merci largamente diffuse.
E gli effetti immediati della guerra commerciale saranno dati dalla carenza globale di semiconduttori indispensabili per molti settori produttivi.
Dopo svariati provvedimenti di Biden, Pechino, già nel 2023, ha iniziato a contrarre le esportazioni di gallio e germanio, metalli essenziali per chip, consolle, cellulari e pc ad elevata velocità.
Parliamo di metalli duri provenienti per lo più dalla Cina, principale esportatore al mondo e il blocco delle esportazioni è solo la prima risposta alla guerra commerciale scatenata dagli Usa con il primo mandato Trump e la presidenza democratica.
La dipendenza degli Usa da questi metalli mette Pechino in una situazione di forza, poi le motivazioni addotte parlano di salvaguardia della "sicurezza nazionale e dei suoi interessi", parole che ritroviamo alla base di molte decisioni analoghe assunte dall'Occidente per arrestare le esportazioni orientali.
Se giochi la carta dei dazi e della sicurezza nazionale è del tutto scontato che i paesi colpiti ti ripaghino con un ugual moneta, del resto da anni gli Usa, e ora la Ue, hanno operato scientemente per tagliare fuori la Cina dall'accesso a tecnologie avanzate.
La decisione assunta da Pechino è non solo commerciale ma politica, servirà infatti. l'approvazione del Ministero del Commercio per ogni singola spedizione con il forte rallentamento delle forniture fermo restando la facoltà del Governo cinese di negare in partenza le licenze necessarie alle spedizioni.
La reazione cinese è destinata a creare forte scompiglio nella amministrazione Usa con numerose aziende locali indisponibili a subire contraccolpi negativi sotto forma di mancati rifornimenti dei metalli o una forte contrazione delle esportazioni che alimenterebbe la spirale dei prezzi.
E presto i contraccolpi potrebbero riversarsi sui paesi Ue anche se da parte occidentale si tende a minimizzare i rischi.
Da mesi i prezzi del germanio erano schizzati alle stelle prima ancora dell'annuncio delle restrizioni all'esportazione, le prime ripercussioni sui mercati globali sono state pessime per l'economia Europa già alle prese con il forte rincaro dei prodotti energetici.
Da mesi negli Usa circolano studi e previsioni attorno al rincaro dei metalli tanto da indurre i settori industriali a ipotizzare per fine 2024 e 2025 il calo della produzione di tutti i dispositivi che hanno bisogno di semiconduttori
Restrizioni che riguardano le esportazioni di antimonio, grafite e tecnologia per la produzione di magneti in terre rare, tutti i metalli dei quali l'industria occidentale ha fortemente bisogno.
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