Yesterday's Papers: Verso il 21 giugno di Michela Arricale

Edizione del 28 maggio 2025 

(a seguire GR100 a cura di Mario Azzolini) 

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 Il 21 giugno potrebbe essere un punto di svolta. 

Una grande manifestazione nazionale contro il genocidio, contro la guerra, contro il riarmo. Potrebbe essere la prima vera mobilitazione di massa in Italia che dia voce a chi non accetta che l’Europa si prepari a diventare attore di guerra, a chi si oppone all’orrore in Palestina, a chi rifiuta il riarmo come unica risposta alla crisi.

 Eppure, invece di costruire insieme questo momento, rischiamo di bruciarlo ancora prima che cominci.

Quel giorno, a Roma, sono state convocate due manifestazioni. Due piazze diverse, nella stessa città, con gli stessi slogan generali, ma due percorsi separati. 

Da un lato c’è la convocazione lanciata da Potere al Popolo e costruita nel solco del Comitato Primo Giugno, che ha tenuto viva la voce dell’antimperialismo sin dall’inizio del conflitto in Ucraina, con coerenza e radicalità. È il percorso di chi non ha mai separato la lotta contro la guerra dalla lotta contro il sistema che la produce. Di chi ha sempre messo insieme pace e giustizia, Palestina e NATO, Ucraina e imperialismo.

Dall’altro lato, c’è una mobilitazione europea più recente, nata da un’iniziativa allargata che raccoglie forze eterogenee: Rifondazione Comunista, sigle associative, pezzi di quel pacifismo tradizionale più moderato, a volte ambiguo. 

Parlano anche loro di stop al genocidio e al riarmo europeo, ma tacciono sulla NATO, ammiccano a un’idea di “difesa comune” che molti di noi leggono come un cavallo di Troia dell’imperialismo europeo.

 Una piattaforma debole, certo, ma non in contraddizione con la nostra. Il problema non è il contenuto esplicito, ma il rimosso politico: le ambiguità di un’area che ancora fatica a dire fino in fondo da che parte sta.

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