Parola a...Vento: Elezioni in Germania, l'analisi di Andrea Vento



La pesante sconfitta delle forze del governo "semaforo"

Dalle attese elezioni politiche tedesche tenutesi anticipatamente domenica 23 febbraio sono emersi alcune indicazioni delle quali proveremo ad enunciare di seguito le più significative.

In primis, rileviamo come il clima di attesa e la percezione della particolare importanza per il futuro del paese della tornata elettorale in questione, abbiano spinto in massa i tedeschi alle urne(+6,19%) determinando con l'82,5% il record di affluenza dalla cosiddetta riunificazione del 1990.

La seconda indicazione riguarda  i riflessi della critica situazione industriale ed economica della Repubblica Federale degli ultimi due anni, caratterizzati da caduta delle produzioni e contrazione del Pil, che ha sensibilmente penalizzato tutti e 3 i partiti del governo "semaforo" Socialdemocratici (Spd), Verdi e Liberali

Le previsioni dei sondaggi, salvo il forte recupero finale de La Linke, sono state in larga misura confermate dai risultati delle urne che hanno sancito la grande avanzata dell'estrema destra di AfD che attestandosi al 20,80%, raddoppia i consensi del 2021 (+10,63%).  

Vincitore della tornata elettorale, come da pronostici, è riconosciuta unanimemente la Cdu/Csu che aumenta del 4,38%, salendo al 28,52%, sfruttando anche lei la rendita di posizione dell'opposizione e ottenendo come di prassi  l'onore e l'onore di esprimere il prossimo Cancelliere che verosimilmente potrà essere il suo attuale leader, Friedrich Merz. 

Scende dal primo al terzo posto la Spd che accusa una clamorosa batosta del -9,2% rispetto al 2021, portando il proprio partito al peggior risultato del Dopoguerra, il 16,41%, a conferma dello scarsissimo gradimento interno del governo del Cancelliere Scholz. 

Anche i Verdi pagano le politiche del governo Scholz e probabilmente anche la torsione militarista e bellicista che ha caratterizzato l'ultimo corso di questo movimento che si è allontanato in direzione diametralmente opposta dalle posizioni ambientaliste, antimilitariste e anticapitaliste delle origini. A questa tornata flettono di un secco 3% scendendo al 11,61%, con buona parte dell'elettorato giovanile che è confluito ne La Linke.

Come preannunciato La Linke con un prodigioso recupero in campagna elettorale passa dal 4,9% del 2021 all'8,77% attuale, con incremento di quasi il 4%, risultando la forza politica il cui risultato si è distaccato maggiormente dagli ultimi sondaggi pubblicati che la davano intorno al 5%.

 La Linke si è rivelata l'unica forza politica a non aver seguito l'onda nera di Afd sulla questione migratoria e ha tenuta ferma la barra sul diritto di asilo dei profughi e ha mantenuto le sue tradizionali posizioni contro la guerra, nonostante in Italia si sia molto speculato sulla votazione di una parlamentare europea, cercando di contrabbandare una posizione personale come linea del partito.

 La Linke, infatti, si è sempre opposta al Bundestag nelle votazioni per l'invio di armi Ucraina, invocando il negoziato come unica possibilità di risoluzione del conflitto, e per l'aumento delle spese militari. 

Non raggiunge per un pugno di voti la soglia di sbarramento la neocostituita Alleanza di Sara Wagenknet (Bsw), fermatasi al 4,97%, probabilmente pagando, dopo l'exploit delle regionali in Turingia e Sassonia, l'accordo di governo con Cdu e la Spd nel primo Land e solo con la Cdu nel secondo, dopo essersi presentata come forza di alternativa, oltre alle scelte anti immigrazione, tradizionale cavallo di battaglia della destre. A conferma del fatto che gli originali sono sempre più attrattivi delle copie.

Restano fuori dal Bundestag anche i liberali della Fdp che subiscono un tracollo elettorale scendendo dall'11,4% del 2021 al 4,33% attuale, veri sconfitti delle elezioni insieme ai socialdemocratici, che passano dal governo direttamente ad essere una forza extraparlamentare che dovrà necessariamente aprire un serio dibattito interno.

Dalle prime dichiarazioni post voto il leader della Cdu/Csu Metz si è dichiarato disponibile a realizzare un governo stabile e duraturo con la Spd, confermando la propria intenzione di  non infrangere il "cordone sanitario" anti Afd. I numeri dei seggi corroborano tale ipotesi, assommando le due forze politiche un totale di 328 seggi (208 per Cdu/Csu e 120 per Spd) che supera la maggioranza assoluta di 316. Certo non un margine del tutto  tranquillizzante ma comunque sufficiente per un prossimo probabile governo di Grosse Koalition.

La tenuta del "cordone sanitario" è uno degli aspetti più sentiti dalla maggioranza dei tedeschi, tuttavia crediamo che il futuro politico del prossimo governo e della Germania in generale, si giocherà in primis sulla capacità di affrontare e risolvere la grave crisi economica e sociale che attanaglia il paese da due anni e, soprattutto, di ripensare e implementare un nuovo modello di sviluppo economico e industriale, visto che, come afferma la stessa Confindustria tedesca, quello Neomercantilista attuale è ormai in crisi strutturale e ormai giunto al capolinea.

Andrea Vento - Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati


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